scuola privata o pubblica
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Scuola privata o scuola statale? Cambiamo scuola al piccolo?

In fase di separazione, ma anche successivamente, la retta scolastica di una scuola privata viene spesso ad incidere in modo non indifferente sul totale da corrispondere per i figli: così uno dei due genitori, talvolta, propone di far cambiare scuola al bambino.

Se, poi, la scuola ha un determinato orientamento religioso, come ad esempio quello cattolico, mentre lo stesso genitore dopo la separazione ha deciso di diventare seguace della setta che attende l’arrivo della stella cometa, spesso partono crociate educative, religiose ed ideologiche, con la conseguenza, il più delle volte, di un ulteriore inasprimento dei rapporti tra mamma e papà.

Quale criterio seguire, in caso di disaccordo su scuola privata o pubblica?

In merito a questa problematica si è recentemente espressa la Cassazione con sentenza n. 21553/2021, con la quale, ancora una volta, si ribadisce come il “faro” a cui rifarsi sia, come sempre, il preminente interesse dei minori.

Il senso di instabilità, di disorientamento che la separazione provoca nel bambino fa emergere “l’esigenza di non introdurre fratture e discontinuità ulteriori, come facilmente seguenti alla frequentazione di una nuova scuola e del diverso ambiente, che inevitabilmente vi si collega”.

Appare così preferibile assicurare al minore la continuità scolastica, per tutelare il più possibile la stabilità psicologica del bambino.

All’obiezione secondo la quale ciò potrebbe urtare la sensibilità del genitore che non condivide l’orientamento religioso, risponde sempre la Cassazione che, con sentenza 30 agosto 2019 n. 21016, così statuisce: “in caso di conflitto genitoriale, il perseguimento dell’interesse del minore può comportare anche l’adozione di provvedimenti, relativi all’educazione religiosa, contenitivi o restrittivi dei diritti individuali di libertà religiosa dei genitori, ove la loro esplicazione determinerebbe conseguenze pregiudizievoli per il figlio, compromettendone la salute psico-fisica o lo sviluppo”.

Cos’è davvero importante

Senza alcuna predilezione verso la scuola privata su quella pubblica, la Corte sottolinea come il bene da tutelare sia prevalentemente l’interesse del minore, che si estrinseca anche in una “continuità ambientale”, nel campo in cui si svolge propriamente la sua sfera sociale ed educativa.

Infatti, mentre la famiglia si riorganizza su nuovi equilibri, i riferimenti esterni, come amici e insegnanti, giocano un ruolo cruciale per la rielaborazione della separazione dei genitori da parte del bambino. È essenziale, infatti, che si senta rassicurato il più possibile del fatto che potrà contare su affetti sicuri, che la sua routine non verrà più di tanto stravolta e che non perda punti di riferimento, come potrebbero esserlo le sue maestre, con le quali spesso si crea anche un forte rapporto di tipo affettivo.

La conoscenza del bambino da parte degli insegnanti, inoltre, potrebbe avere anche l’innegabile vantaggio di poterlo “monitorare” maggiormente: una maestra che lo conosce bene può notare non solo differenze di rendimento, ma anche problemi nel rapporto con i coetanei ed in generale segnali di insofferenza di varia natura.

La collaborazione tra scuola e genitori diventa, così, uno strumento utilissimo per poter accompagnare il bambino durante la fase di separazione e aiutarlo in questo difficile momento della sua infanzia.

Vale la pena quindi, se possibile, fare qualche sacrificio per mantenere la stessa scuola al piccolo, per tutelare il più possibile la sua serenità e il suo bisogno di rassicurazione… per tenerlo per mano il più possibile in questa fase di passaggio, e fargli sentire che nulla del grande affetto di mamma e papà nei suoi confronti è cambiato… nonostante tutto.

Avv. Beatrice PeriniAltri articoli blog